Fonti rinnovabili, efficienza energetica, depurazione delle acque, recupero e riciclo dei materiali: le isole minori potrebbero essere il regno della sostenibilità, territori all’avanguardia rispetto alla gestione delle sfide che il riscaldamento globale ci pone.

L’Italia, in primis, avrebbe molto da guadagnare dalle enormi potenzialità di innovazione e turismo ambientale che le sue isole minori offrono. Purtroppo, il divario tra le possibilità e la situazione di fatto è enorme: le nostre 27 isole minori abitate risultano attualmente fra i territori meno virtuosi dal punto di vista della gestione del territorio.

Per cercare di invertire la rotta, Legambiente e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) hanno promosso l’osservatorio Isole Sostenibili e presentato oggi, in diretta Facebook, il loro rapporto annuale sul tema, con la partecipazione, tra gli altri, di Giusy Lombardi della Direzione generale per il clima, l’energia e l’aria del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, di Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretaria di Stato del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, di Francesco Petracchini, direttore Cnr-Iia e di Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

L’osservatorio è un progetto ambizioso: diventare un acceleratore di interventi nelle isole attraverso lo scambio di esperienze e di conoscenza, anche attraverso partnership con network e associazioni internazionali, l’organizzazione di workshop ed eventi, la diffusione di documenti e report periodici per raccontare le potenzialità e l’urgenza di un cambiamento positivo e diffuso, con uno sguardo proiettato sullo scenario internazionale.

Se ne possono seguire i risultati e il lavoro sul portale isolesostenibili.it, che racconta parte degli interventi già realizzati dal Pacifico all’Atlantico, dai Mari del Nord all’Australia, e che viene continuamente aggiornato con progetti e buone pratiche da tutte le isole del mondo sui temi dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti, della mobilità e del turismo sostenibile. Come quelle, per esempio, della centrale solare sull’isola di Kauai nell’arcipelago hawaiano, del movimento Plastic Free di Ibiza e Formentera, ma anche del progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-agronomico di Pantelleria, della mobilità alternativa e della gestione dei rifiuti a Sant’Antioco o delle iniziative realizzate a Capraia con il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.

Nonostante le isole minori italiane offrano, secondo tutti gli studi scientifici, potenzialità di produzione da rinnovabili particolarmente elevate, in nessuna si raggiunge il 6% dei consumi elettrici da fonti rinnovabili, quando nel resto d’Italia siamo oltre il 36%. Per la raccolta differenziata i valori medi sono circa del 40% e non solo possono essere raddoppiati con il porta a porta ma si possono creare sistemi di raccolta e riciclo per alcune filiere direttamente sulle isole.

Per la depurazione, in alcune isole minori addirittura non esiste alcun sistema di trattamento delle acque reflue, ma pure in quelle che lo hanno siamo ben lontani da una gestione ottimale. Prevalentemente, sono ancora le navi a garantire che la situazione non vada in crisi, portando gasolio da bruciare nelle vecchie centrali elettriche, acqua, e ripartendo con rifiuti di ogni tipo, soprattutto indifferenziati. Una situazione davvero anacronistica e priva di senso, dato che sono ormai disponibili tutte le tecnologie necessarie a chiudere questi cicli, oltre a diversi finanziamenti europei, contributi nazionali e incentivi.

“Se questa situazione era comprensibile alcuni decenni fa oggi siamo obbligati a cambiare strada – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. L’obiettivo del nostro lavoro è di far capire come oggi sia possibile e necessario realizzare un profondo e positivo cambiamento ambientale in questi particolari territori; occorre accelerare questa prospettiva perché tiene assieme obiettivi di interesse generale, dei cittadini residenti come dei turisti, dell’ambiente e dell’economia. Per riuscire in questo percorso di innovazione e sostenibilità, occorre cambiare le politiche in questi territori e accelerare gli interventi.

Oggi manca una cabina di regia e monitoraggio della situazione, che risulta indispensabile per superare alcune rilevanti barriere che queste innovazioni trovano nelle nostre isole. A partire da Ministri, regioni e Soprintendenze che devono favorire questi processi anziché ostacolarli. I ritardi su energia e depurazione, acqua e rifiuti sono rilevanti ma oggi possono essere recuperati grazie alle innovazioni raccontate nel Rapporto”.

“Questa sfida – prosegue Francesco Petracchini, direttore del CNR-IIA – riguarda in particolare la tutela delle risorse naturali e paesaggistiche delle nostre isole minori, e la possibilità di valorizzarle con progetti ambiziosi, in quanto rappresentano un ecosistema unico ma vulnerabile, in uno scenario climatico che prevede rilevanti impatti legati all’aumento della temperatura dell’atmosfera e del mare, ed alle pressioni antropiche dovute al turismo dei mesi estivi.

In futuro sulle isole minori ci sarà bisogno di più impianti solari ed auto elettriche, ma anche di rispetto delle tradizioni e di valorizzazione delle qualità ambientali e storiche, come delle colture tipiche coltivate con sapienza da secoli per adattarsi a condizioni morfologiche e climatiche, di biodiversità e geologiche uniche”.

Le 27 isole minori abitate analizzate nel dossier sono, suddivise per regione: Capri, Ischia, Procida per la Campania; Capraia, Isola del Giglio, Gorgona, Isola d’Elba per la Toscana; Ponza e Ventotene per il Lazio; Isole Tremiti per la Puglia; Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Favignana, Marettimo, Levanzo, Ustica, Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina per la Sicilia; Sant’Antioco, San Pietro, Maddalena per la Sardegna.
Proprio per le loro diverse caratteristiche di territori circoscritti e sistemi isolati, sono un perfetto campo di sperimentazione strategica.

Due sfide appaiono particolarmente rilevanti. Sono, in primis, la capacità di realizzare innovazioni in realtà che vivono grandi oscillazioni di afflusso turistico nei mesi estivi, con picchi dei consumi e degli impatti. Infatti, nelle isole analizzate vivono stabilmente circa 200.000 persone, che nella stagione estiva possono arrivare ad aumentare di 3-4 volte; una condizione sicuramente complessa, che influenza le politiche locali. E poi, il portare avanti le innovazioni in territori iper-vincolati sia da un punto di vista ambientale che paesaggistico. D’altra parte, però, gli obiettivi su cui lavorare nei prossimi anni sono molto chiari e anche concreti.

Il primo è far crescere la produzione di energia da fonti rinnovabili e accompagnarla con interventi di efficienza energetica, con l’obiettivo entro qualche anno della progressiva dismissione delle centrali da fonti fossili esistenti.

Il secondo è puntare alla chiusura del ciclo dei materiali, attraverso un’attenta filiera di raccolta differenziata, di recupero e riutilizzo che riguardi tutti i materiali possibili (carta, plastiche, metalli, ecc.) e la valorizzazione della frazione organica per la produzione di compost e biometano/biogas.

Il terzo è la realizzazione di un modello virtuoso di gestione delle risorse idriche; proprio perché l’acqua è una risorsa scarsa e quanto mai preziosa sulle isole la sua attenta gestione ed il recupero risultano di fondamentale importanza, e al contempo non è accettabile l’assenza di una completa depurazione dei reflui in territori così straordinari e con tali potenzialità turistiche. Il quarto riguarda la mobilità sostenibile, perché le isole minori hanno problemi di accessibilità e di gestione degli spostamenti in particolare nei mesi più frequentati dai turisti e diventa quindi fondamentale investire nelle innovazioni e nelle integrazioni oggi possibili tra mobilità elettrica, collettiva, in modalità sharing, ciclabile e pedonale.

In sintesi, la situazione riportata nel dossier è la seguente:

Energia – Delle 27 isole abitate, 20 risultano ancora non interconnesse alla rete elettrica nazionale (Isole Pelagie, Isole Egadi, Isole Tremiti, Isole Eolie, Ponza, Ventotene, Ustica, Capraia, Isola del Giglio, Gorgona). Tra quelle interconnesse, Capri è l’ultima arrivata, nel 2017. Il solare fotovoltaico rimane la fonte rinnovabile più diffusa sulle isole, mentre le installazioni di micro-eolico risultano invariate rispetto al 2018 (è presente solo a Pantelleria e Sant’Antioco). In termini relativi, nessuna delle isole non interconnesse arriva al 5% della copertura del fabbisogno elettrico da fonti energetiche rinnovabili. Il valore massimo si registra a Ventotene, con il 4,91%, seguita dalle isole Egadi con il 2,44%. La media è inferiore al 2%. Caso a parte l’Isola di Capraia: sull’isola è in funzione una centrale da 3.2 MWe di potenza, alimentata a biodiesel di importazione derivante dalla lavorazione di olio di soia, girasole e colza.

Acqua – La scarsità delle risorse idriche costringono le isole a dipendere dal trasporto attraverso bettoline o da impianti di desalinizzazione per i fabbisogni. Mentre Capri, Ischia, Procida e La Maddalena si riforniscono interamente tramite condotte sottomarine, per la ridotta distanza dalla terraferma. Obiettivo degli interventi dovrebbe essere di ridurre i consumi, recuperando gli sprechi e le perdite nella rete di distribuzione. Inoltre, si dovrebbe puntare a ripristinare e realizzare nuove vasche di raccolta delle acque piovane per utenze domestiche e agricole, metodo antico ed efficace ma caduto in disuso, insieme a sistemi di depurazione delle acque grigie per il riutilizzo in tutti gli usi compatibili. Dovrebbe essere formulata una strategia programmatica di sostituzione del trasporto via nave con sistemi di dissalazione sempre più efficienti, a basso impatto ambientale ed alimentati da fonti rinnovabili. Altra questione: la totale assenza o inadeguatezza dei sistemi di depurazione delle acque reflue.

Rifiuti – Una delle voci più elevate nel bilancio delle amministrazioni è il trasporto dei rifiuti indifferenziati verso gli impianti della terraferma, via nave, che si aggiunge ai costi di smaltimento. I rifiuti sono in molte isole italiane un’autentica priorità ambientale, perché l’unica soluzione adottata è il trasferimento via nave, quando si potrebbe passare invece a modelli di gestione capaci di creare vantaggi economici e ambientali. Nell’insieme, la capacità di differenziare è cresciuta, tra il 2010 e il 2018, su quasi tutte le isole (tranne a Favignana).

Capri, Isola d’Elba, Maddalena, Pantelleria, Procida, San Pietro e Sant’Antioco superano sia la media di raccolta differenziata del Centro Italia del 54% che quella del Sud Italia del 46%. L’isola di Sant’Antioco (composta dall’omonimo comune e dal comune di Calasetta) risulta l’isola più virtuosa con il 79% di raccolta differenziata, seguita da Procida (73%) e Pantelleria (71%).

All’opposto Ponza e Ustica con il 4 e 5% di rifiuti differenziati, e addirittura un peggioramento dell’incidenza della differenziata sul totale dei rifiuti prodotti (Ponza passa dal 6,3 al 3,5 % mentre Ustica dal 9,7 al 4,5 %).

Mobilità – In termini di programmazione generale, la finalità dovrebbe essere quella di bloccare l’accesso di auto dei non residenti nei periodi estivi, di potenziare il trasporto pubblico e incentivare i mezzi elettrici, specie se integrati in una rete di trasmissione e ricarica elettrica intelligente e alimentata da fonti rinnovabili. Il problema dei dislivelli presenti in molte isole è facilmente risolvibile attraverso le biciclette elettriche a pedalata assistita, anche queste associabili a stazioni di ricarica puntuali, lungo le ciclabili.