Non solo passatempo per la domenica mattina di intere famiglie italiane.

Con oltre 183mila operatori, il 22% delle imprese commerciali del Paese, al 30 giugno scorso il commercio in sede mobile si conferma come un canale di vendita sempre più complementare sia al dettaglio in sede fissa che alla grande distribuzione. Il 95% di queste attività (175mila) è costituito da micro-imprese individuali.

A disegnare la mappa del fenomeno sono i dati elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.

La fotografia scattata sul mondo dell’ambulantato mette in evidenza 6.500 comuni della Penisola con almeno un’impresa ambulante, ma poco meno di 40 quelli che possono contare almeno su 500 attività economiche: poco più di 58mila operatori che rappresentano il 32% di tutto l’universo delle aziende del commercio “itinerante”.

Il Registro delle imprese mostra che tra i 37 Comuni con più di 500 imprese di commercio ambulante, la graduatoria per peso percentuale pone sul podio più alto Castel Volturno (in provincia di Caserta), dove 2 imprese su 3 sul totale delle imprese commerciali del territorio è ambulante.

A seguire, troviamo San Giuseppe Vesuviano (Napoli) con il 58,5% e Quartu Sant’Elena (Cagliari) dove si sfiora il rapporto uno a due (49,2%).

Subito dopo, con percentuali superiori al 40% di rappresentatività dell’imprenditoria del commercio “itinerante” rispetto a quello totale, seguono i Comuni di Lamezia Terme (Catanzaro) con il 49%, Lecce (47,4%) e Agrigento con il 47,2%.

La forte concentrazione di imprese commerciali in sede mobile si accompagna spesso alla prevalenza di una specifica nazionalità di nascita degli imprenditori.

A Caserta il 68,2% viene dal Senegal, a Reggio Calabria ha origini marocchine il 65,1% e a Castel Volturno la comunità più rappresentata è quella nigeriana (58,1%).

 

Stranieri, ma non solo

Se a trainare il settore è la forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori (di poco inferiore alle 100mila unità, il 56% del totale), l’analisi territoriale svela però un’Italia dai profili variegati, con realtà in cui la quota di ambulanti italiani è schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri.

Ad Andria, il 95,3% dei titolari di impresa del commercio ambulante è italiano, ad Enna l’82,1% e anche in grandi città si assiste allo stesso fenomeno: a Bari (oltre il 78,7%) e Brindisi (con il 70,6%) ma anche a Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 66,6% dei titolari di esercizi mobili.

All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,5% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,3%) e Caserta (23,1%).

Tra i paesi di provenienza degli ambulanti stranieri, quello che presenta di gran lunga il maggior numero di imprenditori è il Marocco (36mila) che concentra quasi il 40% degli ambulanti stranieri a livello nazionale. Seguono a distanza Senegal e Bangladesh, con consistenze analoghe (circa 15mila imprese).

Incrociando i luoghi di nascita dei titolari di imprese individualicon quelli delle province in cui hanno sede le loro imprese, emerge poi la spiccata valenza locale di queste attività, certificata dal fatto che in media il 78% dei titolari svolge la propria attività nella provincia in cui è nato.

Lo stretto legame col territorio – che in generale caratterizza tutto il Mezzogiorno – si evidenzia soprattutto a Bari, Palermo e Napoli. Il 97,5% delle imprese ambulanti del capoluogo pugliese ha infatti un titolare nato in uno dei comuni della provincia.

Seguono Palermo e Napoli, dove, rispettivamente, il 96,3% e il 95% degli ambulanti proviene dal rispettivo territorio comunale.

Ad accezione di Bolzano in quinta posizione, con un ragguardevole 93,5% di ambulanti autoctoni, per trovare una provincia del centro-nord bisogna scorrere la classifica fino al 20° posto, dove si colloca Brescia (83,5%).

All’opposto, la classifica dei territori in cui l’esercizio del commercio ambulante appare poco attrattivo per i locali vede al primo posto la provincia di Aosta, dove solo il 44,2% degli operatori vanta radici nella provincia.

Fra i territori al disotto della soglia del 50% di imprenditoria autoctona del commercio su base mobile si incontrano poi le province di Vercelli (46%), Asti (46,5%) e Alessandria (48,7%).

I territori

A livello territoriale il comparto, al 30 giugno scorso, è caratterizzato da una forte concentrazione (quasi il 40% delle imprese totali) in sole tre regioni: Campania (con oltre 29mila realtà), Lombardia (21.231 imprese registrate) e Sicilia (19.025).

Calabria, Sardegna e Toscana (tutte sopra il 25%) sono invece le regioni con l’incidenza percentuale maggiore di imprese ambulanti considerando il totale delle realtà che svolgono attività di commercio al dettaglio.

I settori

Sotto il profilo settoriale si rileva un peso significativo dell’ambulantato non alimentare ed in particolare il comparto abbigliamento che, nelle sue diverse suddivisioni, rappresenta il 38% del comparto. Al secondo posto, staccata di alcuni decimi di punto, viene la categoria “altri prodotti” (tra cui fiori, cosmetici, detersivi, chincaglieria) con il 37,3% delle attività, e solo al terzo posto il settore alimentare, il cui contributo si ferma al 18,5% di tutti gli esercizi ambulanti (con prevalenza della componente legata ai prodotti ortofrutticoli).