Sulla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi anche per quest’anno non se ne parla: è davvero un grave errore da parte del governo Conte 2 e della sua maggioranza in parlamento che da un anno e mezzo parlano di Green deal italiano senza metterlo in pratica”, così il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani commenta la legge di bilancio da 40 miliardi che oggi approda al Senato per il via libera definitivo.

Un testo, che seppur contenga alcune misure positive, è criticato dall’associazione ambientalista perché privo di una visione strategica e di cambiamento del Paese. “Anche in questa manovra, caratterizzata da una pioggia di bonus e di “aiutini” in arrivo, – continua Ciafani – è mancato il coraggio per accelerare la transizione ecologica e rilanciare il Paese con misure green che mettano davvero al centro l’ambiente, il clima e la fiscalità ambientale.

Dal testo è scomparsa completamente l’eliminazione graduale dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, un tema sul quale il Governo aveva preso impegni precisi insieme alla plastic tax e alla sugar tax, entrambe rinviate. Parliamo di sussidi stimabili, complessivamente, in 35,7 miliardi di euro, di cui oltre 21,8 miliardi sotto forma diretta e circa 13,8 miliardi in forma indiretta, sottratti a investimenti in innovazione ambientale e utili a uscire dalla crisi economica e sociale e che potrebbero essere rimodulati facendo in modo che quelle categorie che oggi beneficiano di quei sussidi possano avere anche un incentivo alla riconversione delle loro attività produttive. E si è arrivati addirittura a rispolverare uno strumento old style come la rottamazione delle auto con incentivi anche per le auto più inquinanti, frutto della pressione delle case automobilistiche più reazionarie che non vogliono diventare protagoniste della nuova era della mobilità elettrica”.

 

L’Esecutivo, secondo Legambiente, sta dimenticando l’altra grande emergenza planetaria, quella climatica, sui cui la stessa Europa ha chiesto più volte ai vari Paesi membri un’accelerazione con un programma di rilancio e interventi strutturali a favore del clima per invertire la rotta e garantire un futuro migliore alle prossime generazioni. È assurdo che l’Italia continui a regalare euro a chi contribuisce a inquinare il Paese invece di premiare chi investe in innovazione ambientale: diamo più soldi alle fonti inquinanti che a quelle pulite e prevediamo bonus per l’acquisto delle auto alimentate a combustibili fossili invece di sostenere e incentivare solamente la mobilità sostenibile.

 

Per quanto riguarda le altre misure contenute nella legge di bilancio, Legambiente non condivide la proroga di solo sei mesi del superbonus al 110% dato che aveva chiesto la proroga al 2025 per dare continuità agli interventi ma renderli anche più efficaci rispetto agli obiettivi energetici e sociali, premiando gli interventi davvero efficienti e che aiutano le famiglie in condizione di povertà energetica. Ben venga invece il bonus per l’acquisto di auto elettriche e la norma che incrementa di 3 milioni di euro il fondo per la gestione delle aree marine protette e prevede l’istituzione dell’area marina protetta delle Isole Cheradi  e Mar Piccolo  (Taranto), e fondi per i comuni compresi nelle Zone economiche ambientali per l’educazione ambientale (8 milioni di euro), per  promuovere il vuoto a rendere (10 milioni di euro),incentivare la tariffazione puntuale dei rifiuti (10 milioni di euro) e per promuovere l’acquisto di compostiere di comunità (10 milioni di euro) insieme al finanziamento di 9,4 milioni di euro per la ricerca e la formazione basata su soluzioni vegetali per accompagnare la transizione verde, e un fondo di 1 milione di euro per sostenere le attività di recupero e cura della fauna selvatica dei centri gestiti dalle associazioni ambientaliste.

Tra le altre misure previste da questa manovra, e che Legambiente giudica positive c’è l’istituzione del Cis (Contratto di Sviluppo Istituzionale) per le aree colpite dal sisma del centro Italia con un finanziamento di 100 milioni che si accompagna alla stabilizzazione del personale. Si tratta di un primo segnale di rilancio economico per le terre del Centro Italia ferita dal sisma. Inoltre, per ognuna delle 4 Regioni del sisma è previsto un finanziamento di 15 milioni in tre anni di creazione e potenziamento dei centri di ricerca e ampliamento dell’offerta formativa universitaria.

Sul fronte scuola, per Legambiente non si stanno facendo gli investimenti dichiarati da più parti necessari. Anche se l’associazione giudica positivo il potenziamento del personale nel sostegno e il prevedere linee di finanziamento per l’edilizia scolastica, quello che manca però è una visione di lungo respiro che investa davvero sulla scuola con interventi innovativi e strutturali. Anzi nella prospettiva degli anni a seguire, Legambiente auspica che non vi siano tagli al settore. Per quanto riguarda il contrasto alla povertà educativa occorrono investimenti strutturali più consistenti, i 2 milioni previsti sono una cifra inadeguata.

 

Preoccupa, infine, la situazione di stallo sulle attività di controllo ambientale già denunciata dal Sistema Nazionale Protezione Ambientale (SNPA) che nelle scorse settimane – a seguito della bocciatura dell’emendamento che cercava di rimediare a quanto stabilito in precedenza dalla 3/2018, la cosiddetta Legge Lorenzin sulle professioni sanitarie – ha giustamente definito a rischio lo svolgimento di attività ispettive e vigilanza ambientale. Si tratta di un errore imperdonabile da parte del governo che deve essere risolto col primo provvedimento d’urgenza del 2021 per evitare il collasso del sistema dei controlli ambientale di Ispra e delle Arpa che invece dovrebbe essere rafforzato, anche con l’emanazione dei decreti attuativi della legge 132 del 2016.

 

“Auspichiamo – conclude Ciafani – che il 2021 possa aprirsi nel segno di nuovi provvedimenti governativi ambiziosi che mettano davvero al centro la transizione ecologica del nostro Paese. Servono idee chiare, interventi radicali e percorribili, e una visione del Paese che guardi davvero al futuro. Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza rappresenta al tal riguardo un’occasione cruciale per ridisegnare il volto dei prossimi anni dell’Italia, per questo ci auguriamo che il Governo apra il 2021 coinvolgendo nel dibattito sul PNRR anche le associazioni di cittadini, enti locali e forze sociali, e non solo le società a partecipazione pubblica. È indispensabile uno sforzo collettivo e una partecipazione corale per definire al meglio il progetto della nuova Italia post Covid”.