Il Parlamento ha tempo fino al prossimo 13 ottobre per impedire che 17,9 milioni di lavoratori vengano aggrediti dal fisco con intimazioni di pagamento per le tasse sospese durante il lockdown. Intanto oggi il 30,9% dei dipendenti di piccole imprese con 2/3 addetti ha stipendi arretrati e rischiano a loro volta il posto di lavoro.

Federcontribuenti: ”il 20,3% dei lavoratori italiani è a rischio povertà pur avendo una occupazione con redditi inferiori ai 10 mila euro pari a 842 euro al mese”. 2,5 milioni titolari di P.Iva denunciano l’impossibilità di accedere ai fondi promessi dal governo. Per lo stesso direttore Ruffini buona parte delle somme da recuperare stratificatesi negli anni ormai esistono solo nominalmente, è necessaria un’operazione di pulizia.

 

Per prima cosa il governo deve annullare da ogni documento la pretesa dei 400 miliardi di euro definito come carico contabile residuo perché inesigibili. ”Dire che lo Stato deve recuperare 987 miliardi è un modo per imbrogliare tutti quanti, compreso falsare il bilancio stesso dello Stato. 405,3 miliardi di euro di debiti iscritti a ruolo sono riferiti a soggetti falliti, persone decedute, imprese cessate o nullatenenti. Abbiamo individui con ISEE pari a 0 e beneficiari del RDC che si vedono continuamente minacciare dall’Agenzia delle Entrate con intimazioni di pagamento e pignoramenti improponibili pur essendo soggetti nullatenenti, come potranno pagare?”.

Per i restanti 440,3 miliardi di euro, l’AdER ha già svolto azioni esecutive o cautelari, che però si sono rivelate inefficaci. ”Nel corso degli anni abbiamo denunciato tutti i tentativi di far scomparire i contribuenti – per intenderci PMI, artigiani e P. Iva in generale – , ora sono rimasti pensionati e buste paghe da sacrificare. I governi non capiscono che i contribuenti assoluti sono i titolari di P. Iva e se continuano a far fallire circa 8 mila imprese ogni anno si finisce con il non avere un numero sufficiente di contribuenti in grado di reggere il bilancio stesso di uno Stato ”.

Per ulteriori 50,2 miliardi di euro, l’attività di riscossione risulta invece sospesa per sentenze o per l’adesione da parte del contribuente a misure di definizione agevolata in corso, ovvero rottamazione ter e saldo e stalcio delle carelle.

All’importo dei debiti contenuti nel magazzino dei carichi affidati all’AdER si aggiungono inoltre 16,9 miliardi di euro oggetto di rateizzazioni in corso e 74 miliardi di euro bloccati da misure di tutela dei contribuenti, come l’impignorabilità della prima casa o i limiti ai pignoramenti su stipendi o pensioni. ”Dei paventati 987 miliardi iniziali di debiti da esigere scopriamo così che l’AdER al massimo ne potrà esigere solo 90 di miliardi ma, potrebbero essere molti di più se si iniziasse una concreta politica di contrasto all’evasione fiscale analizzando gli stili di vita di ogni cittadino italiano. Spesso è proprio quello sconosciuto al fisco ad essere benestante e non il solito contribuente beccato nell’anagrafe tributario già triturato, sminuzzato e digerito!”

Questi circa 18 milioni di lavoratori autonomi colpiti come tutti dalla pandemia hanno avuto al massimo 2 mila euro di bonus a fronte di mesi di chiusura e di una ripresa lentissima e a loro si chiedono anticipi IVA 2021, ”una visione distorta della reale e grave situazione in cui versano questi lavoratori i quali non hanno potuto nemmeno ottenere liquidità dalle banche aperte solo a finanziare grandi aziende”. Per la Federcontribuenti sussistono i requisiti per le p.Iva costrette al fallimento di accedere ad azioni legali per tutelare i propri sacrifici.