Destano preoccupazione e allarme le anticipazioni contenute nella bozza del nuovo DPCM, che entrerà in vigore il 6 marzo, circa la sospensione delle attività di acconciatura in zona rossa.

Le misure di contenimento del virus nelle cosiddette “zone rosse”, introdotte a novembre dello scorso anno e confermate nei successivi decreti, hanno opportunamente consentito la prosecuzione di tali attività riconoscendo di fatto l’efficacia dei protocolli di sicurezza a cui le imprese del settore si sono adeguate in maniera stringente e rigorosa.

Non è un caso che saloni di acconciatura e barbieri, in questi mesi, non abbiano in alcun modo rappresentato fonte di contagio. Appare, pertanto, incomprensibile e priva di motivazioni oggettive questa repentina quanto inaspettata esclusione dal novero dalle attività di servizio ammesse in zona rossa.

La CNA ha, inoltre, manifestato in più occasioni la necessità di consentire la prosecuzione dell’attività in zona rossa anche alle imprese di estetica che, contrariamente a quelle di acconciatura, non si sono viste riconoscere tale possibilità neanche nei precedenti decreti. Tali imprese, al pari degli acconciatori, garantiscono, infatti, la massima sicurezza sia per organizzazione che per modalità di svolgimento del lavoro.

Stupisce, pertanto, l’inversione di rotta contenuta nella bozza di DPCM, laddove conferma la sospensione delle attività di estetica in zona rossa e reintroduce la stessa misura anche per quelle di acconciatura. Pare francamente assurdo che queste categorie, già penalizzate in maniera pesante dalle restrizioni sociali e dal forte calo dei consumi, possano essere punite di nuovo e senza motivazioni oggettive.

CNA chiede quindi che il Governo adotti dei correttivi alle misure annunciate, riconsiderando l’opportunità di garantire piena operatività alle imprese di acconciatura e di estetica anche in zona rossa.