C’è un silenzio assordante sui temi della sanità pubblica, eppure i servizi sono in peggioramento e gli anziani hanno sempre più difficoltà ad accedere alle cure, specialmente nelle aree rurali e interne. La denuncia arriva da Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani.

Dopo il Covid, si doveva avviare una stagione di investimenti, anche per recuperare i ritardi accumulati per visite e interventi -spiega Anp- e invece si procede verso una fase di definanziamento. La spesa sanitaria, infatti, è scesa sotto il 6,5% del Pil, ovvero la soglia al di sotto della quale non sono garantiti i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

 E’ quello che sta accadendo, con l’aggravante che alcuni sistemi sanitari, soprattutto al Sud, già in grave difficoltà, si trovano a non poter garantire i servizi di base. Tanto che è ripartito, dopo la pandemia, il fenomeno della migrazione da una regione all’altra per motivi sanitari, che coinvolge oltre 500.000 persone l’anno.

 Oggi le liste d’attesa per esami specialistici e interventi chirurgici superano anche un anno in molti ospedali pubblici -osserva l’Associazione pensionati di Cia- mentre la sanità privata cresce ogni giorno, con un terzo della spesa sanitaria ormai completamente a carico delle famiglie.

In questo quadro, gli anziani sono la categoria più esposta. L’assistenza domiciliare, le case di comunità, i servizi previsti dalla nuova legge sulla non autosufficienza, i medici che continuano a scarseggiare, restano tutte questioni aperte che con urgenza occorre affrontare, anche utilizzando al meglio le risorse del Pnrr.

Anche perché -ricorda Anp- siamo in una fase storica in cui aumentano le situazioni di disagio sociale e di povertà delle famiglie, che non si risolvono solo con iniziative isolate, seppur apprezzabili, come la recente social card “Dedicata a te” e destinata agli acquisti di beni alimentari di prima necessità, ma di modesta entità e con criteri di parzialità.

Per l’Associazione pensionati di Cia, piuttosto, servono seri interventi strutturali, come l’aumento delle pensioni minime; politiche di contrasto vero al disagio sociale; un sistema efficiente di servizi, a cominciare dalla sanità, per garantire equilibrio, giustizia sociale e uguaglianza dei diritti.